Intervista a Roberta Trupia autrice di i Cristalli di Hymin


Grazie per aver partecipato all’iniziativa #regalaunautoremwrgentepernatale ❤️

1.       Facci un saluto.
*tende la mano e stritola quella dell’interlocutore* Ciao! 

2.       Come mai hai deciso di scrivere il tuo libro
Quando ero alle superiori, avevo costruito una torre con tutte le informazioni che raccoglievo dai romanzi che leggevo e con le idee che avevo sui personaggi, ma era una torre instabile, piena di falle e senza nessunissima struttura, era un ammasso di cose che mi piaceva guardare e me ne compiacevo ma non c’era organicità. Poi c’è stato quel momento in cui mi sono detta che dovevo buttare tutto giù, avevo abbastanza materiale per delle solide fondamenta e ho cominciato a scrivere l’attuale inizio del romanzo. Il seguito è stato modificato tante volte prima di arrivare a come è adesso, perché mi rendevo conto che non poteva andare o semplicemente lo trovavo sciocco.
3.       ci sono autori o autrici che rileggono mille volte i loro scritti e autori che buttano giù frasi in modo istintivo,  tu quale sei, che tipo di scrittrice sei?
Mi sento un’ibrida tra le due categorie di scrittori. Quando scrivo creo un ambiente ideale all’immersione nello schermo del pc, poca luce, buio intorno, musica a volume abbastanza alto, sedia e posizione comoda: scrivo di getto da una a tre pagine, ritorno spesso in alto a rileggere quando perdo il filo del discorso o per verificare di non scrivere minch… stupidate. Sorry! Di solito scrivo la sera, è il momento ideale per me per concentrarmi al meglio, al mattino però rileggo quello che ho scritto, correggo gli errori, limo e smusso dove ritengo necessario.
4.       Quando ti sei resa veramente conto di essere una scrittrice?
Penso sia successo quando ho deciso di dire ai miei genitori che avevo tra le mani un manoscritto della consistenza di un romanzo. Tuttora non mi considero tale, sono ancora un’emergente, ma tutti quelli che conoscono, quando mi presentano a qualcuno, la prima cosa che dicono con non poco orgoglio è “Ma lo sai che lei ha scritto un libro?!?” questo genera in me un po’ d’imbarazzo, anche se sono infinitamente felice di sentirmi chiamare così.
5.       Perché ci consiglieresti il tuo libro?
Da sempre ho la passione per il raccontare le storie e arricchirle come la trama del chiacchierino. Consiglio il mio libro perché l’ho scritto per il piacere di condividere la storia: sia che essa abbia tediato o appassionato, non mi sarà comunque stato negato il piacere di averla narrata.
6.       Il tuo libro in 4 parole o aggettivi.

Eeh questa è tosta!Direi che le più adatte siano ‘introspettivo’, ‘descrittivo’, ‘violento’, e infine ‘avventuroso’.
7.       Di cosa parla il tuo romanzo
Racconto la storia di due protagonisti che si trovano costretti a darsi battaglia perché sono stati incastrati in una lotta più grande della loro o si sono trovati l’esistenza strumentalizzata nei piani di qualcun altro. Una dei protagonisti è Zaphkir, un drago femmina che viene incastrata in un corpo umano da Lord Gideon, il cui intento è quello di salvare la vita al figlio, Ulin, l’altro protagonista, con ogni mezzo possibile, a costo di sterminare l’intera razza dei Draghi. Questi sono da vedere come l’uno antagonista dell’altro perché non c’è una caratterizzazione definita di bene e male, entrambi fanno scelte sbagliate ma dettate dal loro cuore o dalla loro ragione, andranno contro i sentimenti dei loro cari perché sentono che così devono fare, permettendo al lettore di avvicinarsi emotivamente ad uno di loro.
8.       Il tuo genere preferito
Ovviamente il fantasy, anche se il primo libro che ho letto non è stato un fantasy: Piccole Donne. Avevo sette anni e ricordo chiaramente di non averlo mai finito, mi sono ripromessa di farlo, ma all’epoca volevo qualcosa che mi trascinasse appieno, e le sorelle March non ci sono riuscite. Avevo già il pallino per i Draghi  e così mia madre mi passò un romanzo di ben altro calibro: Gli Occhi del Drago di King. Adesso leggo quasi di tutto, non riesco ancora a tollerare i romanzi rosa e ci sono scrittori che non voglio vedere nemmeno per sbaglio, ma leggo moltissimi romanzi storici, gialli e classici; forse solo sui classici riesco a chiudere un occhio per quanto riguarda il genere, poiché penso che vi sono romanzi che semplicemente bisogna aver letto.
9.       Ci racconti l’emozione che hai provato quando hai pubblicato il tuo primo romanzo?
Sento di dover dividere questa risposta in tre episodi. Il primo, quando l’ho detto ai miei. Ho fatto tutto in gran segreto, adesso ci ripenso e non so cosa mi frenasse dal dirlo alla mia famiglia, quando l’ho fatto per me è stato come fare coming out. Con la busta dell’editore in mano ho preso mio padre e mia madre e ho detto loro che avevo scritto un libro e che stavo cercando un editore. L’ansia mi stava praticamente spolpando viva ma loro ne erano felicissimi: è una di quelle cose che quando ti vengono dette, sai di averle sempre sapute. Credo infatti che mio fratello sospettasse qualcosa, più volte mi aveva sorpreso a scrivere e ho sempre cercato di dissimulare, di nascondermi, non so di cosa mi vergognassi. Il secondo episodio riguarda quando ho ricevuto le copie cartacee del libro: mi ero trasferita a Torino da poco, dopo un brutto episodio della mia vita, ma carica a ricominciare, mi sentivo un treno; arrivano le copie, le aspettavo, ma non sapevo arrivassero proprio quel giorno. A firmare il documento del corriere è stato il mio allora coinquilino, che non solo mi ha aiutato a portare su dieci scatole da 8 kg ciascuna, ha anche sopportato i miei scleri ad ogni copia che prendevo da ciascuna scatola, e ho ricevuto cento copie, fate voi… il terzo ed ultimo episodio è stato quando ho ricevuto il premio Dickens Books dall’Accademia degli Artisti, il trovarmi lì in mezzo ad altri scrittori, gente che sapeva cosa si provava, che aveva vissuto (dis)avventure simili alle mie, in quel momento ho davvero capito che non avrei mai dovuto smettere di scrivere.
10.   Pensi di scrivere altri libri
Attualmente ho i lavorazione il secondo volume de I Cristalli, ma ho anche in mente una storia completamente diversa, un romanzo distopico la cui idea mi è venuta in mente da uno dei miei strani sogni a cui ha fatto seguito un viaggio in bus verso l’università in una giornata particolarmente piovosa e un tabellone elettronico mal funzionante. Ma questa è un’altra storia.
11.   Che cosa significa per te scrivere.
Di recente ho letto la Trilogia dei Lungavista di Robin Hobb. La cito perché uno dei suoi personaggi, non vi dirò quale per non rovinarvi questo splendido romanzo, deve compiere l’impresa di creare un Drago. Non vi dirò nemmeno perché lo fa, vi dirò solo che tutto quello che ha vissuto, ogni cosa brutta o bella che gli sia accaduta, ogni cosa che ha amato, lui ha messo tutto nel Drago. Quando gli venivano in mente degli episodi significativi della propria vita, rispondeva con “Lo metterò nel Drago”. Già da tempo sentivo di incanalare nel mio romanzo quello che mi accadeva, quando ero particolarmente felice o arrabbiata l’unica cosa che mi calmava era scrivere. Mi chiudevo in camera e scrivevo. Questo romanzo è il mio Drago, quello che mi accade, lo metto nel Drago.
12.   Hai uno scrittore di riferimento
Non credo, mi ritengo piuttosto una spugna che assimila acqua in abbondanza. Leggo molto e non mi dispiace mai assaggiare qualcosa di nuovo, non sono una persona che si tira indietro da una tentazione quale può essere il trovare un’avventura inaspettata dietro l’angolo e per questo non mi precludo nulla.
13.   Perché hai cominciato a scrivere? C’è un’immagine nella tua memoria che ricolleghi al momento in cui hai deciso di diventare scrittrice?
 Da piccola mi piaceva tanto giocare ad inventare personaggi ed impersonarli in delle avventure che prendevano vita sul momento, o prendere questi personaggi e buttarli in mondi già stabiliti come quelli dei fumetti o dei romanzi che leggevo. Mi piaceva anche scrivere di queste avventure, che però tenevo per me, anzi le custodivo gelosamente. Nessuno sapeva di queste storielle fino a qualche tempo fa, erano delle vere e proprie fan fiction. La scuola poi mi incoraggiava alla scrittura creativa ed è stato naturale per me creare dei personaggi che sarebbero diventati cardini della mia storia; non mi sono mai detta che sarei diventata una scrittrice, anche se è un’attività che non ho mai accantonato. 
14.   Fatti un augurio per il 2019
Mi auguro di dedicare più tempo al mio romanzo e di essere più attiva nella promozione di questo, mi auguro di avere più gioie, di avere più disciplina per quanto riguarda i miei workout e il mio amore incondizionato verso il cibo, di tenere sempre la testa alta e di combattere sempre come se ne valesse della mia vita.

15.   Dov’è possibile acquistare il tuo romanzo
Ovunque online, quindi amazon, ibs, feltrinelli e modadori, oppure scrivendomi in privato, vi fornirò una copia con dedica e due segnalibri dedicati al libro.
Grazie per  aver partecipato alla nostra iniziativa e

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